di Carlo Augusto Viano
Quando nel maggio del 1700 venne costituita a Berlino la Società reale delle scienze, Goffredo Guglielmo Leibniz vide realizzato un progetto formulato tre anni prima e presentato alla elettrice del Brandeburgo, Sofia Carlotta. Nel Seicento le università, nelle quali si insegnava la cultura scolastica o quella letteraria, si erano mostrate poco capaci di ospitare la scienza moderna nascente. I fondatori del nuovo sapere si riunivano in circoli privati e cercavano il patronato di nobili o dei sovrani, gettando le basi di accademie e società scientifiche. Tutto ciò accadeva soprattutto in Francia e in Inghilterra, mentre in Germania le università mantenevano una maggiore vitalità. Leibniz, che all'università si era addottorato in diritto ma nel 1667 aveva rifiutato una cattedra a Norimberga, cercava di avvalersi della protezione di una famiglia potente per introdurre anche in Germania le nuove istituzioni. All'università Leibniz aveva studiato la filosofia scolastica, e ne aveva ricavato l'idea di costruire un "alfabeto dei pensieri umani", cioè di trovare i componenti semplici dai quali derivano tutti i pensieri e tutte le nozioni. Questa rimarrà una linea costante dei suoi interessi, che si estenderanno alla matematica, alla fisica e alla chimica: l'invenzione del calcolo infinitesimale, la costruzione di macchine calcolatrici, la teoria del moto, ma anche progetti di tecnica mineraria sono alcuni dei suoi contributi più significativi in questi campi. E il rinnovamento del sapere ebbe riflessi anche sulla filosofia di Leibniz. Sembrava che all'abbandono della cosmologia tolemaica, collegata alla filosofia scolastica, dovesse accompagnarsi una rielaborazione profonda delle dottrine filosofiche. A questo compito Leibniz contribuì in modo originale, proponendosi di riadattare la filosofia scolastica al nuovo sapere.
l'articolo completo continua su: http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna//010215a.htm
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